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Parco Archeologico di Paestum

A soli pochi km di distanza da “L’Orologio Bed & Breakfast” è possibile visitare il parco archeologico di Paestum, riconosciuto nel 1998 dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1998 e che vede migliaia di visitatori in ogni periodo dell’anno. Per ben 5 km, le sue antiche mura cingono ancora oggi quello che resta di una civiltà straordinaria: l’area archeologica di Paestum, fondata dai Greci intorno al VII sec. a.C. con il nome di Poseidonia, risulta infatti tra le migliori conservate al mondo, dove i tre Templi presenti conservano ancora le antiche caratteristiche di una città senza tempo. Ricordiamo quindi ilTempio di Cerere – Athena (VI sec. a.C.), seppur di modeste dimensioni, è il più piccolo dei tre templi, risulta di grande fascino e straordinaria fattura. In epoca medievale fu trasformato in chiesa e custodisce, addossate al muro esterno, tre tombe cristiane. Il Tempio di Nettuno (V sec. a.C), il più imponente, invece, fu realizzato nel 460 a.C. con un doppio ordine di colonne che gli donano grande eleganza. Oggi è ancora perfettamente conservato. Il Tempio di Hera (VI sec. a.C.), conosciuto anche con il nome di Basilica, è il più antico dei tre e rappresenta uno dei più grandi templi greci costruiti in pietra, il cui periodo, iniziato intorno al 560 a.C., è risultato cruciale per la formazione dell’architettura greca, tanto che è l’unico tempio che si è conservato così bene. Mancano i frontoni e l’impianto non è ancora quello canonico; la sala interna è divisa da una fila di colonne centrali, come accade nelle antiche architetture in legno. Questo ha fatto sì che per molto tempo la sua funzione non fosse chiara e, ancora oggi, viene chiamato “Basilica”, anche se è ormai provato che era un edificio di culto. Ritrovamenti di materiali e iscrizioni suggeriscono che potrebbe trattarsi del tempio di Hera, protettrice degli Achei e sposa di Zeus. Intorno ai templi e al mercato si estendevano i quartieri abitativi. I resti di case, terme e botteghe che si possono vedere oggi sul sito risalgono in gran parte all’età imperiale (I-V sec. d.C.). Al di fuori della cinta muraria sono state ritrovate diverse necropoli. Dopo il percorso guidato nell’area archeologica, è consigliata una visita alMuseo Archeologico Nazionale di Paestum, dove sono conservati corredi funebri, utensili, lastre tombali dipinte, tra cui la più celebre è la Tomba del Tuffatore del 480 a.C., unica testimonianza della pittura greca a grandi dimensioni, non vascolare, prima del IV sec. a.C. Singolare anche per il soggetto rappresentato: un giovane nudo che si tuffa nell’oceano, immagine metaforica del passaggio dalla vita alla morte. La tomba fu trovata a 2 km a Sud di Paestum, all’interno di una piccola necropoli di VI-IV sec. a.C. La scena del Tuffatore, che ha dato il nome alla tomba, si trova sul lato interno della lastra di copertura, vis à vis con il defunto. Infatti, dopo il funerale che si svolse intorno al 475 a.C., gli affreschi rimasero nel buio per quasi due millenni e mezzo, fino al ritrovamento nel 1968. Le pareti della tomba, a cassa litica in lastre di travertino, sono decorate con scene di un simposio (banchetto). Grazie alla recente riapertura al pubblico deisotterranei del Museo sono previste visite guidate alla scoperta dei tesori riposti in aree una volta chiuse al pubblico.
Storia di Paestum

L’ANTICA PAESTUM
La città fu fondata nel VI sec a.C. da coloni Greci provenienti da Sibari e venne chiamata Poseidonia in onore del Dio del mare.  Nel V secolo a.C. i Lucani riuscirono ad impossessarsi della città e le cambiarono il nome in Paistom, mentre nel 273 a.C. divenne una colonia romana ed il nome che le fu attribuito fu quello con la quale la conosciamo anche noi ai giorni nostri “Paestum”. Con il passare degli anni la città fu sottoposta ad un continuo ed inesorabile declino e durante il periodo del Medioevo il sito fu abbandonato totalmente e gli abitanti si stabilirono in quella che poi divenne Capaccio. Dopo secoli di oblio Paestum fu riscoperta più o meno in contemporanea con il rinvenimento degli scavi di Pompei ed Ercolano, nel XVIII secolo. Fin da subito si capì l’importanza di quegli scavi che entrarono a far parte del Grand Tour, un programma di viaggi di formazione artistica molto in voga in quel periodo.

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